lunedì 8 febbraio 2010

PRESS PREVIEW

Alla press preview gli oratori passano gran parte del tempo a farsi pubbliche dichiarazioni, non tanto di stima, che sarebbe più comprensibile, ma di amicizia,
come se il fatto che ci sia dell'amicizia tra di loro bastasse come garanzia di eccezionalità ai presenti.
L'altra mattina in Triennale, uno di loro si rivolgeva ad un altro ripetendo "il mio amico fraterno" , "il mio fratello di sangue", tanto preso dall'emozione della sua stessa epopea da non capire più che "il mio fratello di sangue" è come dire fratello-fratello. Si chiamano per nome, salutano pubblicamente quello del loro gruppo non seduto al tavolo degli oratori (questa volta no ma c'era senz'altro la scorsa e ci sarà senz'altro la prossima -ormai ho capito come funziona-), dicendo, sorridenti e benevoli, "vedo anche il caro amico Fulvio tra il pubblico", per sollecitarlo a qualche intervento acclamante, penso, o per un dovuto tributo all'escluso di turno.
Finita la presentazione, si scambiano grandi pacche sulle spalle con gli amici fraterni della prima fila; la voce è sempre un po' alta quando si raccontano gli imminenti progetti e gli incontri fortuiti con altri amici fraterni.
Dovrebbero poi accompagnare il pubblico nella visita della mostra ma invece si trattengono troppo a lungo l'un l'altro, elogiando le proprie gesta. Il pubblico si disperde, sentendosi di troppo. La mostra però è interessante e ben fatta e loro sono pure bravi, non potrebbe bastare questo?

2 commenti:

  1. non conosco il contesto, ma sono considerazioni credo più o meno applicabili a qualsiasi gotha pseudoaccademico, tendenzialmente autoreferenziale.

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  2. Si, molto autoreferenziali! E' un peccato perchè sarebbero anche bravi ma questa tracotanza li rende un tantino miseri.

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