Il museo d’arte contemporanea oggi non può essere un edificio neutro,
anche se c’è ancora chi sostiene la necessità di spazi bianchi e
asettici. Le sale di un museo oggi non
devono essere troppo espressive o troppo forti, allo stesso tempo
devono essere spazi aperti il più possibile per consentire l’esposizione
di qualsiasi espressione artistica. Tutti gli altri spazi, al
contrario, devono essere fortemente caratterizzati per aiutare il grande
pubblico ad entrare in un mondo diverso. L’arte contemporanea è
complicata, si pone domande e non dà risposte. Un ambiente
destabilizzante aiuta il pubblico ad entrare in una dimensione diversa, a
percepire meglio ciò che osserva. Per questo ho progettato percorsi
sensoriali, ho usato materiali che stimolano la sensibilità fisica del
visitatore, superfici inclinate che obbligano il corpo a trovare un
diverso rapporto con la propria dimensione fisica e a relazionarsi con
l’opera d’arte diversamente dal turista che passa di fronte a qualcosa
“altro da sé”. Il sistema di rampe obbliga il visitatore ad osservare le
cose da punti di vista anomali: non si passeggia tra le opere d’arte,
si è coinvolti come parte attiva alla scoperta dell’arte.
Odile Decq, The Plan, n°44, 2010
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